top of page

Le mie Fiandre

  • Immagine del redattore: Stefania Marra
    Stefania Marra
  • 15 nov 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 18 nov 2020

Dopo il bellissimo viaggio di nozze nelle Fiandre, ho deciso di scrivere un libro a metà tra la guida turistica e il diario di bordo. Ogni tanto ne metterò un capitolo. Ecco il primo

Il viaggio di andata (Roma-Bruxelles-Bruges)


Per fortuna abbiamo preso un volo comodo, decollo dopo le dieci. Quindi sveglia prima delle sei. E sì, perché andiamo a Fiumicino col trenino della ferrovia urbana, che ci mette un’oretta circa, ma che soprattutto ha una proprietà magica: ogni tanto sparisce una corsa! Quindi c’è una specifica equazione studiata per fare in modo di non perdere l’aereo: il calcolo parte dall’ora in cui si vuole arrivare in aeroporto (due ore prima del volo, come suggerito dalla carta d’imbarco), poi si sceglie il treno che rispetti questo orario (ovviamente per eccesso e non per difetto), e infine si prende il treno precedente.

Il biglietto lo avevo comprato il giorno prima, che non si dica signora mia che non siamo efficienti. Quindi sveglia, una finta colazione (niente tè per carità, incompatibile con la modalità viaggio per le sue note proprietà diuretiche), abbadamento gatti e via. Viaggio liscio, ed eccoci già davanti al primo tabellone con l’indicazione dei terminal. Arriviamo tranquille all’area check in, fiduciose di avere i pesi in regola, e ancor più fiduciose vediamo che ci sono pochissime persone in fila in attesa dell’apertura, ormai prossima. Il tempo di accodarci, e i primi hanno già fatto e vanno via alleggeriti dei bagagli.

Arriviamo noi, carico le valigie sul nastro, documenti, indicazioni per l’imbarco, bagaglio a mano… tutto ok. A parte il fatto che le valigie non si muovono di un millimetro. Il nastro è fermo, tutti i nastri sono fermi, trenini di valigie multicolori affollano immobili tutte le vie che li portano verso l’ignoto, per poi ricomparire (in genere) al tuo arrivo. Nel frattempo le file si allungano a dismisura. Comunque noi abbiamo fatto, potremmo andare, ma ci allontaniamo titubanti.


La volenterosa impiegata da cui eravamo passate noi sposta a mano due valigioni sulla striscia principale in cui confluiscono quelle dei vari sportelli, in modo da poter liberare qualche altro viaggiatore. Noi rimaniamo lì, appollaiate su dei sedili a vista delle nostre valigie, entrambe rosse, senza avere il coraggio di abbandonarle al loro destino prima di saperle al sicuro nel ventre d’acciaio dello smistamento bagagli. Ogni tanto Angela passeggia verso di loro, ciao mamma è qui, non vi preoccupate. Io inizio a mangiare i viveri di scorta (sul nostro volo non sono compresi cibo e bevande), abbiamo ancora un’ora e mezza prima dell’imbarco.

Dopo tanto, tanto tempo e tanta, tanta gente che ormai affollava la zona check in, il miracolo si compie e il trenino di valigie ricomincia ad andare. Andiamo anche noi e ci scoliamo l’ultimo litro d’acqua prima del controllo. Incredibilmente, stavolta Angela non viene fermata. C’è il tempo per un caffè Illy (non sapevo che è di moda nelle Fiandre) e ci imbarchiamo su un aereo molto carino, tutto decorato. Ce lo ripetono anche a bordo, in un forse inglese di quelli classici biascicati come solo sugli aerei sanno fare, mentre rombano i motori e la ventilazione che entra romba più dei motori. Ché, voglio dire, meno male che uno ormai le procedure di emergenza le sa a memoria…


E partiamo. Ma insomma, già sono bassina, in più con l’età mi sono rincarcata, evitiamoli questi vuoti d’aria al decollo che ti spiaccicano verso il sedile, sennò all’arrivo mi tocca rifare la piega ai pantaloni!

Comunque sia, dopo un terribile tè a bordo e la lettura in inglese di articoli futuristici molto interessanti, atterriamo a Bruxelles.

La capitale non è però la nostra prima tappa. Una volta ritirati i bagagli (che sì, alla fine erano stati effettivamente imbarcati), ci spostiamo al piano -1 dell’aeroporto di Zavaten, dove è da poco sorta una comodissima stazione che ti porta ovunque. Ogni comodità ha un costo, e la stazione di Zavaten non fa eccezione: ogni volta che si prende un treno qui, bisogna pagare il supplemento Diablo di 5,5 euro a persona, che va a coprire i costi di costruzione del tunnel che si è reso necessario per far arrivare i treni sotto l’aeroporto. Direi che ci si può stare.

Avendo fatto i compiti a casa, invece di comprare due biglietti per Bruges vado a prendere un abbonamento per dieci viaggi, una specie di interrail belga. Per sicurezza, chiedo conferma al bigliettaio se ho ben capito come funziona, e facendo un po’ la gnorri mi faccio anche compilare i primi due viaggi. Perché pare che i controllori siano molto fiscali: va compilato bene e prima di salire a bordo. Un vero tuffo nel tempo: un foglietto di carta da compilare – udite! – a penna, con la data del viaggio (compreso il giorno della settimana, che in fiammingo non è proprio semplicissimo…) e le stazioni di partenza e arrivo; due persone, due righe da compilare. Ogni volta che passava un controllore mi sentivo sotto esame, ma siamo state sempre promosse.


Durante i miei studi preparatori, avevo anche notato che c’erano numerosi treni per Bruges, ma solo alcuni erano diretti. La prospettiva di salire e scendere dal treno con le valigie e gli zaini non mi sembrava allettante, per cui ho chiesto al gentile bigliettaio di scrivermi l’orario del prossimo treno diretto. Che in realtà già avevo, ma mi stavo sfogando a far pratica di francese prima di approdare in una terra dall’idioma ignoto.

Avevamo il tempo di fare uno spuntino, era ormai l’una e avevamo fame. Al piano di sopra, dopo aver ritirato i bagagli, ci eravamo attardate in un bel supermercato aeroportuale zeppo di tutto: una gran varietà di panini pronti o pani di ogni tipo, succhi, estratti, roba bio, vegana, diverse varietà di hummus, frutta eccetera. Quindi eravamo attrezzatissime: ci siamo apparecchiate un vero e proprio picnic nella stazione sotterranea e preparate dei meravigliosi panini con i semi belli pieni di un ottimo formaggio alla birra Chimay. Il mio personale viaggio gastronomico partiva molto bene!


E poi è partito anche il treno. Con noi sopra, si intende, anche grazie ad un’arte che avevo testato la mattina all’arrivo a Fiumicino e che ho poi affinato nel corso del viaggio: sorridere a dei baldi o meno baldi giovani (qui non si discrimina, sia chiaro!) per farmi trascinare i venti chili di valigia su e giù dai treni. Del resto, sono un’abbastanza anziana signora, e soprattutto ci tengo molto ad accrescere l’autostima dei maschietti. Scherzi a parte, va detto che spesso non ho dovuto neanche chiedere; evidentemente io e la mia valigia eravamo uno spettacolo così penoso da spingere ogni uomo minimamente cavaliere ad accorrere spontaneamente in mio aiuto. Che carini…

Comunque, san Giustino mi ha fatto scontare lo sfruttamento del maschio con una sorpresa piuttosto spiacevole che ci attendeva al nostro arrivo nell’agognata Bruges.




2 Comments


Stefania Marra
Stefania Marra
Nov 19, 2020

Grazie! In realtà non è proprio l'inizio, ho pensato di mettere solo alcuni capitoli. Ma di certo è l'inizio del viaggio, e quindi un buon punto di partenza

Like

mst4362
Nov 19, 2020

bellissimo inizio, non vedo l'ora di leggere il seguito...

Like
  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram

©2020 di Stefania Marra. Creato con Wix.com

bottom of page