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Questione di etichetta

  • Immagine del redattore: Stefania Marra
    Stefania Marra
  • 14 gen 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Domanda a bruciapelo: prima di acquistare un prodotto la leggete l'etichetta? Rispondetevi con sincerità, perché la domanda è più importante di quanto possa sembrare. Basti pensare che negli ultimi decenni ci sono volute diverse leggi per costringere i produttori a inserire delle informazioni in etichetta. Il che ci suggerisce due cose: che si tratta di informazioni utili per noi consumatori e da nascondere per i produttori.

Un esempio su tutti, ancora di attualità: la vicenda dell'olio di palma. Se sia davvero da evitare lo scopriremo in un altro post, però adesso ci interessa notare che grazie ad un'informazione contenuta in etichetta i consumatori sono stati in grado di fare delle scelte che, nel caso specifico, hanno anche orientato e modificato la produzione persino di multinazionali.

Nell'etichetta di un prodotto - stiamo esaminando il caso del settore alimentare - ci sono diverse categorie di informazioni utili. Prima di tutto gli ingredienti; poi la scadenza; la tabella nutrizionale; il posto di produzione; eventuali marchi di qualità; il metodo di conservazione. Andiamo ad analizzare queste informazioni nel dettaglio.


Perché ci interessa conoscere gli ingredienti? Perché ce li mangiamo! Sembra ovvio... ma se così davvero fosse, non tralasceremmo di leggere con attenzione cosa c'è scritto in quelle poche righe a volte ben nascoste tra le pieghe della confezione. Una regola generale, diciamo della nonna, è che meno ingredienti ci sono meglio è. Qualche altra nonna direbbe anche che se non capisco che cos'è un ingrediente allora meglio evitarlo; in realtà oggi basta fare una ricerca online, una volta per tutte, e ci togliamo il dubbio.

Ma andiamo ora a leggere la lista: per legge, gli ingredienti vanno indicati in ordine di quantità decrescente (se c'è più farina che zucchero la farina sarà indicata prima). Si può però fare un'eccezione, indicando accanto all'ingrediente la sua percentuale rispetto al totale. Ed ecco che i carissimi biscotti trendy al farro integrale hanno sì la farina di farro integrale come primo ingrediente, ma tra parentesi c'è scritto che ce n'è lo 0,3%. Quindi li rimetto sullo scaffale e mi compro quelli di frumento che costano un terzo e soprattutto non mi prendono in giro.


Importante: gli ingredienti che possono provocare allergie devono essere indicati con un carattere diverso, in modo che si notino (spesso sono in neretto). Quando leggiamo "può contenere tracce di..." vuol dire che il prodotto è stato lavorato in uno stabilimento dove vengono processati anche altri tipi di alimenti; per questo è necessario che chi è affetto da celiachia si rivolga esclusivamente a prodotti certificati gluten free.

A proposito di certificazioni. Sono tante quelle che possiamo trovare, come sigla o come logo, sui prodotti alimentari: dai più classici Igp e Doc fino al recente Veg, dalle certificazioni di controllo della filiera biologica fino al Kosher e Halal (di matrice religiosa).

L'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea. Guarda il sito dedicato

Ma veniamo alla parte difficile: gli additivi. Ecco la definizione che ne dà il ministero della Salute: "Per additivo alimentare si intende qualsiasi sostanza, normalmente non consumata come alimento in quanto tale e non utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti, indipendentemente dal fatto di avere un valore nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti alimentari, per un fine tecnologico, nelle fasi di produzione, trasformazione, preparazione, trattamento, imballaggio, trasporto o immagazzinamento degli alimenti, che si possa ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o i suoi derivati, un componente di tali alimenti direttamente o indirettamente". In parole povere, se un produttore mette nel formaggio spalmabile un conservante si suppone che io me lo mangi, e quindi sarebbe opportuno che fosse commestibile e non tossico. Non sempre è così. Per quanto la legge assicuri che un additivo è ammesso solo se ritenuto sicuro, ce ne sono alcuni che vengono autorizzati fino a una certa soglia di consumo giornaliero. E ovviamente noi consumatori, essendo scienziati di alto livello, ogni volta che cuciniamo o ci sediamo a tavola calcoliamo le percentuali di ogni additivo ingerito. Comunque ce ne sono anche molti naturali, come l'acido citrico, un conservante ricavato dal limone. Quindi è importante imparare a identificarli in etichetta (sono quei numerini preceduti da una E) e saper scegliere, sapendo che in via generale i prodotti più lavorati (salse, snack eccetera) ne contengono di più.


Alcuni sono considerati potenzialmente cancerogeni, come i nitrati e i nitriti, mentre molto ancora si discute sul glutammato, che serve ad esaltare i sapori. Personalmente mi chiedo perché aggiungere sapore sintetico ad un alimento: se è buono avrà il suo, di sapore... Così come evito senza problemi i prodotti con coloranti non naturali: nessun problema con la curcumina (E100), ricavata dalla curcuma, mentre faccio tranquillamente a meno della tartrazina (E102), ammessa in Europa ma vietata in Svizzera. Si tratta di un mondo da scoprire: nel Regolamento (CE) n. 1333/2008 c'è l'elenco completo e sono indicate le condizioni d'uso, mentre qui su Alimentipedia c'è un elenco molto dettagliato di tutti i coloranti alimentari con la segnalazione dei possibili rischi per la salute.


Non va trascurata neanche la tabella nutrizionale. Ci permette di avere informazioni importanti sulle quantità di zuccheri, grassi, sale e così via, ed è importante valutare con attenzione questi dati nella scelta dei prodotti che mangiamo.

Un discorso e un post a parte merita un altro aspetto molto importante: la sostenibilità ambientale del prodotto. Il tema tocca un po' tutto: gli ingredienti, la produzione, il trasporto, l'imballaggio... Ci torneremo presto.


Come appare chiaro, l'argomento della lettura delle etichette dei prodotti alimentari è molto vasto e neanche un libro basterebbe ad esaurirlo. Per approfondirlo, ecco qualche link utile:

1 commentaire


mst4362
14 janv. 2021

Come sempre un post interessante e pieno di info utili. Mi sono sempre chiesta perchè gli additivi debbano essere indicati con sigle, e non con il nome del composto chimico..

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